Articoli

Nel centenario della nascita parlano di lui e del suo metodo il professor Lorenzo Cantatore e la studiosa Carla Ida Salviati. E Cipì rivive nei racconti dei bambini di oggi…

Anche la scrittura può diventare uno strumento di democrazia. Lo raccontano le esperienze di scrittura collettiva portate avanti da Mario Lodi, maestro, scrittore e pedagogista di cui nel 2022 ricorre il centenario della nascita.

Mario Lodi ha fatto parte del Movimento di Cooperazione Educativa, che, ispirandosi all’opera del pedagogista francese Célestine Freinet, ha portato una serie di innovazioni nella scuola italiana incentrate sul protagonismo dei bambini. «La scuola per Mario Lodi è uno strumento di lavoro educativo e culturale per la costruzione della democrazia» spiega Lorenzo Cantatore, professore di Storia della Pedagogia all’Università Roma Tre, membro del Comitato scientifico per il centenario di Mario Lodi.

«La scuola di Mario Lodi è un grande laboratorio in cui non si possono dare ricette precostituite e predeterminate, a cominciare dal libro di testo. Lodi è un grande contestatore dell’autoritarismo del libro di testo a favore dell’autorevolezza della ricerca portata avanti dal maestro e dai bambini, insieme».

Quello dell’insegnante è un lavoro faticoso perché vuol dire mettersi in gioco ogni giorno, ogni minuto, aggiornarsi continuamente, capire sempre quanto il linguaggio, i punti di riferimento culturali, comunicativi, espressivi sono sempre da rivedere alla luce di quello che il bambino porta in classe. Questa è la grande lezione di Lodi.

I maestri del Movimento di Cooperazione Educativa, allora come oggi, utilizzano moltissimo la scritturamario lodi collettiva in classe. «Tutta la classe partecipa alla creazione e gestione di una storia in cui ogni bambino può dare il proprio contributo» racconta Carla Ida Salviati, membro del Comitato nazionale per il centenario di Mario Lodi. «Lodi dà molta importanza alla democrazia nella scrittura collettiva: grazie a essa, anche il bambino titubante, a cui le maestre tradizionali dicono che ha poca fantasia, può confrontarsi con gli altri e avere voce in capitolo. Inoltre, contrariamente a una delle accuse mosse ai maestri di cooperazione educativa, la scrittura collettiva è utile per correggere gli errori di ortografia: i testi che vengono proposti sono anche rivisti collettivamente, quindi c’è una sorta di caccia all’errore, alla quale molto simpaticamente contribuiscono tutti i bambini della classe. Spesso Lodi scriveva i testi alla lavagna o con strumenti più moderni, ma si può fare benissimo anche oggi con la posta elettronica».

Da un’esperienza di scrittura collettiva è nato Cipì, il libro più famoso di Mario Lodi. Durante una delle sue lezioni, i bambini, uno dopo l’altro, si alzarono dal banco per affacciarsi alla finestra e guardare il mondo fuori. Lasciarli fare o punirli? Era il dubbio del maestro, che decise di assecondare la loro curiosità e andò anche lui a guardare cosa accadeva oltre la finestra, inventando con i suoi alunni la storia di Cipì, un passerotto simbolo di curiosità e coraggio che vive nel cuore di ogni bambino.

«Un libro diventa classico quando davanti al passare degli anni riesce ancora a parlare alla modernità»

Cipì ha affrontato 60 anni di letture, ha una capacità comunicativa veramente straordinaria. Contiene il sale della vita: la nascita, l’avventura, la voglia di fuga, gli incontri con il bene e con il male, addirittura la morte. Ci sono tutti quegli elementi propri di una narrazione che, pur essendo fantastica, rappresenta la vita. Poi c’è una lingua splendida, perché è una lingua chiara. Inoltre il segno dell’infanzia è molto forte, ad esempio nei nomi dei personaggi: Palla di fuoco è il sole, Nastro d’argento è il fiume. Mario Lodi lo coglie nel dialogo con i bambini e nel libro è riuscito ad arricchirlo. Il risultato è una favola vera, che funziona molto bene nel tempo».

A Mario Lodi e Cipì è dedicato il contest organizzato da Con i Bambini e dal Comitato nazionale per il centenario “Se io fossi Cipì”, con cui educatori e maestri di tutta Italia hanno creato insieme ai propri alunni racconti in varie modalità (testo scritto, podcast, video, disegni). Così, nelle parole dei bambini e dei ragazzi Cipì è stato reinventato: diventa padre e nonno, i suoi figli si scontrano con i pericoli della vita, si imbatte nella pandemia e nell’isolamento, invita alla pace, combatte l’inquinamento, si misura con la musica, l’arte e il teatro.

Tutti i racconti sono disponibili sul blog Se io fossi Cipì.

di Rosa Cambara

Crediti foto di Mario Lodi: Casa delle Arti e del gioco