Testi raccolti da Fulvia Degl’Innocenti
La testimonianza di cinque insegnanti soci ICWA su come hanno organizzato le lezioni dopo la chiusura delle scuole.
Le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse in tutta Italia da settimane per l’emergenza coronavirus, e dopo un lento avvio macchia di leopardo, si stanno quasi tutte attrezzando per offrire varie forme di didattica a distanza, utilizzando piattaforme come zoom, edmodo, google form. Le esperienze sono le più diversificate, anche a seconda del grado di scuola, e richiedono una capillare digitalizzazione degli studenti, creando soprattutto in certe zone, una disparità tra chi ha accesso a pc e tablet e chi invece non ne dispone. Per questo alcune onlus (come per esempio Fondazione Albero della vita e Save the children) si sono attivate per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di tablet per gli alunni più svantaggiati. In questo articolo abbiamo raccolto le esperienze di cinque soci Icwa che oltre a essere scrittori sono anche insegnanti.
Cinzia Capitanio, insegnante di scuola primaria a Vicenza di italiano, storia, geografia, scienze, musica e religione cattolica.
Il 70% dei suoi alunni provengono da ogni parte del mondo: Pakistan, Cina, Romania, Albania, Macedonia, Marocco, Serbia, Croazia…
«In questi giorni sto preparando delle videolezioni in modo che i miei alunni mi sentano vicina. Personalmente credo poco alla mera trasmissione di link reperiti nel web anche per la necessità di utilizzare un linguaggio e un codice comunicativo adatto al tipo di classe dove insegno. Cosa stiamo facendo? Ripassiamo la grammatica e scriviamo storie… tante storie! Ogni settimana preparo una videolezione in cui presento gli ingredienti dei racconti che proveranno a inventare. I bambini me li spediscono in tutti i formati possibili e immaginabili: word, pdf, foto e perfino scritte su WhatsApp. Va bene tutto… purché manteniamo il contatto diretto. Io li leggo, li correggo e li inserisco in una raccolta. Quando sarà tutto finito, stamperò per ogni bambino il libro con tutte le storie scritte e i disegni. Naturalmente abbiamo inventato anche dei racconti per sconfiggere il coronavirus e la paura. E poi leggiamo. Quest’anno abbiamo adottato il libro di un’autrice e io mando gli audio con la mia voce che legge così tutti i bambini (anche quelli DSA o con deficit cognitivi) possono leggere. Con il passare dei giorni sono molti i bambini che cercano un contatto che va oltre le attività didattiche. Mi inviano disegni con scritto “Andrà tutto bene”, audio e messaggi… Mi dicono che sentono la nostalgia della scuola e che vorrebbero tornare alla vita di prima. Il messaggio più bello? “Ti voglio bene maestra”. Ed è così che scompare ogni fatica.
Daniela Dose insegna lettere e storia nell’Istituto tecnico-commerciale “Mattiussi-Pertini” di Pordenone.
«Ho due classi prime e in questo periodo di lontananza forzata dalla scuola ho cercato di mantenere un contatto didattico ma anche umano con i miei allievi, interessandomi alla salute dei ragazzi e delle loro famiglie. Dal punto di vista didattico il nostro Istituto ha creato una piattaforma digitale dove possono essere caricati video, documenti, mail. Sono possibili anche lezioni via web. Molti docenti si sono cimentati nella didattica digitale. Io mi sono limitata a chiedere dei riassunti sui capitoli dei Promessi sposi ed a correggerli via mail. Ho anche chiesto un tema su “E possibile abbattere i muri con i cuori?”. In classe, durante l’anno, abbiamo realizzato il progetto I Care (Io ho cura) e abbiamo riflettuto sui vari muri che sono stati eretti nel passato e nel presente, ma anche sui muri che ci sono nelle varie relazioni(tra giovani, tra genitori e figli, tra adulti, tra docenti e insegnanti..). In questo periodo in cui le relazioni sociali sono bloccate dal muro del Coronavirus un tema può aiutare i ragazzi a riflettere sulla situazione, sulle diverse modalità di comunicazione e di contatto».
Claudia Ferraroli insegnante di italiano, storia, arte ed immagine nella classe prima della scuola primaria istituto comprensivo Mons. Luigi Vitali di Bellano ( Lecco)
«Fin dalla prima settimana con la collega di matematica ci siamo attivate aprendo un canale youtube pubblico. Abbiamo scelto di lasciare il canale aperto con l’intenzione di favorire lo scambio tra docenti anche di altri istituti. Inizialmente abbiamo caricato video che proponevano attività ludiche legate alle singole discipline, per cui via libera a giochi con i lego, le carte ed abachi con materiali di riciclo per matematica, ad attività da fare con albi illustrati, letture e proposte di scrittura attraverso dei puzzle.
Man mano che la situazione diventava sempre più difficile e lunga, abbiamo fatto in modo che tutte le famiglie avessero nelle loro case i materiali solitamente lasciati a scuola (libri e quaderni) per dare più struttura ed omogeneità alle proposte. Abbiamo dotato tutti i bambini di un account e mail legati all’istituto (di solito lo si fa dalla seconda) per favorire l’utilizzo di” meet”, un’ app di google in cui poterci vedere ed incontrare.
Cercando di non appesantire troppo le giornate dei bambini con una didattica a distanza, essendo ancora piccoli e necessitando dell’aiuto dei genitori, abbiamo stabilito un calendario così strutturato:
Lunedì incontro di 15 minuti con ciascun bambino della sezione A in cui le insegnanti di italiano e matematica si confrontano con lui/lei sulle attività svolte durante la settimana. Idem il martedì con la sezione B. il giovedì si prende uno spazio individuale la maestra di scienze, geografia e musica e il venerdì pomeriggio incontro del gruppo classe per dare ai bambini la possibilità di vedersi e confrontarsi tra di loro e con tutte le insegnanti.
L’agenda settimanale prevede per ogni giorno dal lunedì al venerdì delle brevi attività per le varie materie, precedute quasi sempre da video esplicativi sempre in forma ludica e divertente. Due volte la settimana video letture postate da insegnanti diverse.
Stiamo pensando anche ad un incontro virtuale anche con i genitori per confrontarci sulla situazione e valutare possibili scenari futuri.
PUNTI DI FORZA DELLA SITUAZIONE:
Tra i punti di forza di questa situazione a distanza annovero sicuramente la possibilità per i bambini di godere per molte ore della vicinanza dei genitori, anche nello svolgimento delle attività proposte. Abbiamo potuto constatare che gli alunni, soprattutto quelli che mostravano qualche difficoltà, hanno enormemente beneficiato dell’attività quotidiana individuale a casa. Hanno però più volte verbalizzato che manca loro la scuola, i compagni, gli abbracci con le maestre, l’intervallo, i giochi. Tutti elementi che verranno senz’altro apprezzati e gustati maggiormente non appena riusciremo a tornare alla normalità.
La forzata permanenza nella propria abitazione ha permesso alle insegnanti più restie all’uso della tecnologia, di superare reticenze e paure e provare a utilizzare strumenti che potranno essere utili anche quando si tornerà tra i banchi a scuola. Si è fatto rete tra di noi e con insegnanti conosciuti sui gruppi social, per creare video e proposte efficaci tramite screencast, powtoon, wordwall ,etc.
COSA MANCA:
Indubbiamente quello che manca è il contatto quotidiano ed affettuoso con i bambini, le loro risate, la curiosità, lo stupore delle bocche spalancate, anche le urla e le baruffe! Manca la possibilità di interagire empaticamente con un sorriso, una carezza, una battuta, una canzone e una storia. Ma come detto sopra, quando ritorneremo a scuola tutto questo sarà sicuramente maggiormente apprezzato e valorizzato.
Roberto Morgese insegna italiano e storia in una classe prima di scuola primaria della provincia di Milano.
«Predisponendo le proposte di Didattica a Distanza per i miei alunni, mi accorgo di come cambi la dimensione del tempo scuola. Mi spiego. La videolezione sulla chiocciola, per conoscere l’animale e ripassare i suoni CHI e CI dura poco più di sei minuti. Se l’avessi condotta in classe, con le chiocciole vere ma anche senza, sarebbe durata sicuramente molto più a lungo. Forse la didattica a distanza ci mette nella condizione di ottimizzare l’attenzione richiesta agli studenti, preparando in modo più incisivo ed efficace, fin da subito, il linguaggio dei nostri interventi didattici. Inoltre quella videolezione è ripetibile all’infinito, così se a qualche bimbo sfugge un passaggio, può rivederla (ma in classe avrei naturalmente potuto rispiegare). Altra dimensione interessante della DAD è quella comunicativa, anche se virtuale.
Per esempio le videochiamate accorciano le distanze tra docenti e famiglie, infatti anche con la famiglia nasce un dialogo differente. Ma si può arrivare a creare un clima persino “più intimo”. Con la nostra classe di bimbi di 6-7 anni, abbiamo organizzato un “pigiama party” in video chat. Significa che, con il permesso dei genitori, ci vedremo quella sera tutti in pigiama e con tanto di orsetto, maestri compresi! Insomma, anche nel fare “di necessità virtù”, si possono trovare spazi per riflettere e condividere umanamente conoscenze e vissuti».
Marco Bevilacqua è un insegnante di sostegno nell’IIS “Cuppari-Salvati” di Jesi (AN).
«Abbiamo ovviamente attivato percorsi di didattica a distanza. I punti di forza sono il fatto che bene o male si fa qualcosa. Le lezioni sono a volte purtroppo persino più “piacevoli” di quelle “live”. Ma ciò non è dovuto al fascino della didattica online, ma alla pesantezza che alcuni insegnanti riescono a volte a dare alla loro materia. Il punto di debolezza è che, diciamolo apertamente, il vero insegnamento è “attività di personalità” e dunque attività che si può esplicare autenticamente soltanto in modalità “live”. Una delle cose più “creative” che stiamo facendo è sentire i ragazzi al di là della didattica, solo per salutarli, per non farli sentire soli e per comunicare che ci siamo comunque anche in questo momento. I ragazzi hanno risposto bene, anche se sono molto disorientati, specie sui social didattici. Dopo aver visto questo, non temo più il confronto “informatico” con i cosiddetti “nativi digitali”. Sono disorientati anche davanti all’enorme massa di compiti, che, ormai lo abbiamo capito bene tutti quanti, servono più che altro a rassicurare professori e famiglie».